Linee guida per un consumo consapevole
L’alcol è una sostanza tossica per l’intero organismo, con effetti particolarmente dannosi su fegato e cuore. Per contrastare il consumo abituale o eccessivo di alcol, sempre più diffuso, esistono precise linee guida da seguire.
Queste indicazioni sono rivolte a chi già consuma alcol: se si è astemi, è consigliabile continuare a evitare l’assunzione di bevande alcoliche, poiché non esiste un livello di consumo completamente privo di rischi.
Qual è il consumo considerato a basso rischio?
Secondo le linee guida internazionali, un consumo a basso rischio equivale a:
- 2 unità alcoliche al giorno per gli uomini
- 1 unità alcolica al giorno per le donne
Questa differenza è dovuta alla presenza di un enzima, l’alcol deidrogenasi (ADH), che metabolizza l’alcol. Nelle donne è presente solo nel fegato, mentre negli uomini anche nello stomaco, rendendo più efficace la sua azione.
Quanto alcol è contenuto in un’unità alcolica?
Un’unità alcolica corrisponde a 12 grammi di alcol, equivalenti a:
- Un bicchiere di vino (125 ml a 12°)
- Una lattina di birra (330 ml a 4,5°)
- Un aperitivo (80 ml a 38°)
- Un bicchierino di superalcolico (40 ml a 40°)
Effetti nutrizionali dell’alcol
Ogni unità alcolica apporta mediamente 70 kcal, prive di qualsiasi valore nutritivo. Gli antiossidanti presenti nel vino possono essere facilmente assunti attraverso frutta e verdura.
Qualità dell’alcol e rischi per la salute
Nonostante la qualità della bevanda possa variare, la tossicità dell’alcol rimane invariata. La presenza di solfiti e additivi può rendere alcune bevande più dannose, ma il rischio principale è legato all’alcol stesso.
Chi dovrebbe evitare completamente l’alcol?
Le quantità sopra riportate sono compatibili con un consumo a basso rischio solo per adulti sani con una condizione epatica ottimale. Il consumo di alcol è assolutamente sconsigliato alle donne in gravidanza per tutelare la salute del nascituro.
Per ulteriori approfondimenti sui rischi legati al consumo di alcol, è possibile consultare fonti autorevoli come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO).