A cura di Giulia Perasso, Dottore di ricerca in Psicologia, specializzanda presso la Scuola del Ciclo di Vita dell’Università di Milano-Bicocca e tirocinante presso l’Associazione Psyché onlus
Con la pandemia bambini e adolescenti passano sempre più tempo a casa. Forse, all’inizio, per i ragazzi la prospettiva di prendersi una pausa dalla scuola e dalla sua routine ripetitiva rappresentava una novità e un sollievo. Sorge spontaneo chiedersi se, a distanza di un anno, la pensino ancora così. Inoltre, numerosi rischi legati alla permanenza di bambini e adolescenti nell’ambiente virtuale, non devono essere sottovalutati. Infatti, i più giovani – le cosiddette generazioni di nativi digitali – trascorrono molto più tempo in rete di prima, con o senza supervisione degli adulti, per motivi legati alla scuola e per mantenere i rapporti sociali. La tecnologia, però, reca con sé potenzialità, così come insidie per la salute dei più giovani.
Interrompere la routine scolastica – ripetitiva ma anche rassicurante – ha rotto le traiettorie di apprendimento conosciute da bambini e adolescenti. Gli appelli in classe, le alzate di mano, le campanelle che suonano e le occhiate allarmanti del professore sulle pagine sul registro prima di interrogare, sono diventate esperienze discontinue nella vita delle nuove generazioni di bambini e adolescenti. Mentre alunni e insegnanti sono ogni giorno sfidati dall’apprendimento e dall’insegnamento telematico, ad oggi, non ci sono ancora dati per poter affermare se la didattica a distanza abbia migliorato o peggiorato l’esperienza della scuola. Non potendola definire con certezza migliore o peggiore, notiamo però che anche la scuola è cambiata.
Si può supporre che le interruzioni della routine scolastica abbiano colpito negativamente bambini e adolescenti in condizioni specifiche (come autismo, disturbi dell’apprendimento, disabilità e altri problemi di natura fisica e psicologica). Venendo a mancare la scuola, con le sue routine prevedibili, strutturate per l’apprendimento e la socializzazione, viene a mancare il confronto con i pari, la stimolazione cognitiva data dall’apprendimento, e il confronto con figure di riferimento adulte esterne alla famiglia. In questo contesto, il ruolo della tecnologia è quello di ridurre la distanza e ricreare un ambiente di studio e socializzazione nel virtuale. Non bisogna però dimenticare che, molto spesso, Internet rappresenta un’arma a doppio taglio per bambini e adolescenti (De Miranda et al., 2020).
La conoscenza dei rischi connessi all’utilizzo massivo della rete e dei dispositivi digitali da parte di bambini e adolescenti può fare la differenza. Rischi come la dipendenza da internet, l’uso problematico della rete, l’adescamento da parte di malintenzionati e il cyber-bullismo, sono purtroppo concreti, oggi come ieri. Sorge spontaneo chiedersi, allora, come supervisionare i bambini e gli adolescenti che utilizzano sempre di più la rete in tempi di pandemia.
Mentre monitorare in modo coercitivo e tracciare la navigazione dei propri figli può minare la qualità della relazione tra genitori e bambini o adolescenti, occasioni di confronto così come momenti in cui ci si documenta insieme riguardo a questi argomenti possono essere importanti – ora più che mai – al fine di massimizzare il dialogo reciproco e prevenire i rischi.
- De Miranda, D. M., Da Silva Athanasio, B., De Sena Oliveira, A. C., & Silva, A. C. S. (2020). How is COVID-19 pandemic impacting mental health of children and adolescents?. International Journal of Disaster Risk Reduction, 101845.