La prevenzione dell’ipercolesterolemia

A cura di Alberto Martelli, pediatra convenzionato con Ente Mutuo Regionale

Ci si può accorgere se il colesterolo aumenta nel sangue?

Nelle fasi iniziali, gli aumenti di colesterolo nel sangue sono del tutto silenti, cioè non danno alcun segno e le persone non sono consapevoli di avere già l’ipercolesterolemia, cioè l’incremento del colesterolo nel circolo sanguigno. I segni dell’ipercolesterolemia sono tardivi e quando compaiono, come ad esempio per l’angina al cuore, il colesterolo si è già posizionato nei vasi determinando un ostacolo al flusso sanguigno.

Si può veramente mettere in atto alcuni interventi di prevenzione per l’ipercolesterolemia?

Assolutamente sì. Come per molte altre patologie la prevenzione rimane la strategia più appropriata per ridurre i fattori di rischio: l’alimentazione troppo ricca di grassi saturi e alcol, l’eccesso ponderale, un’attività fisica ridotta e il fumo sono i principali.

Esistono dei fattori di rischio che devono far suonare un campanello d’allarme per l’ipercolesterolemia?

Certamente sì. Il principale è la predisposizione genetica, cioè la capacità di produrre colesterolo in eccesso a prescindere dall’apporto con la dieta di grassi. Se alcuni componenti del nucleo famigliare presentano ipercolesterolemia è più probabile che anche quel paziente ce l’abbia rispetto a chi in famiglia non ha persone con questa anomalia.  Altri importanti fattori di rischio sono il sovrappeso, l’obesità e la mancanza di attività fisica, spesso combinate fra loro. Quando questi fattori di rischio,  sono combinati, cioè presenti contemporaneamente, c’è un effetto moltiplicatore sulla possibilità di avere l’ipercolesterolemia.

Ma rispetto alle due componenti dell’ipercolesterolemia, genetica e alimentare, quale è preponderante?

La capacità di sintetizzare colesterolo in eccesso è un dato genetico e, come detto, spesso altri componenti del nucleo famigliare hanno le stesse caratteristiche. L’aspetto genetico rimane preponderante, anche perché, purtroppo, non modificabile. La dieta ha un impatto importante ma una dieta ipocolesterolemica, cioè con tenore molto basso di grassi, è in grado, in sei mesi, di ridurre i valori di colesterolo del 20% e non di più. In queste diete occorre limitare il più possibile gli insaccati e i formaggi con elevato contenuto di grassi, utilizzando, come condimento, l’olio di oliva al posto di burro e strutto. Ricordarsi anche di evitare le merendine e i biscotti che non siano secchi. Le creme spalmabili possono essere sostituite da marmellate di frutta fresca.

Ci sono anche cibi che tendono a ridurre il colesterolo?

Ce ne sono parecchi. Fra i più noti ed utilizzati ci sono i legumi, come lenticchie, piselli, ceci, fagioli e fave. Raccomandati anche l’orzo e l’avena, poi la frutta secca con le varie tipologie, il pesce azzurro, l’olio d’oliva, i broccoli e alcuni tipi di frutta come le mele gli agrumi e il kiwi.

E’ possibile quantificare l’attività motoria in merito ad un effetto preventivo o protettivo sull’ipercolesterolemia?

È importante fare attività fisica tutti i giorni, con regolarità, ricordandosi di fare almeno mezz’ora di sport, che generi sudorazione, alcune volte alla settimana

Anche alcune malattie possono essere un fattore di rischio per sviluppare ipercolesterolemia?

Sì, ad esempio, il diabete mellito predispone all’ipercolesterolemia

Il colesterolo tende ad aumentare con l’età?

Sì, il livello di colesterolo tende ad aumentare con l’età, soprattutto tra le donne.