Cos’è la malattia di Lyme e come si trasmette
La malattia di Lyme prende il nome dalla città americana di Lyme, dove nel 1976 si verificò la prima epidemia documentata. È causata dal batterio Borrelia burgdorferi, trasmesso all’uomo dal morso della zecca Ixodes ricinus. Il rischio di infezione aumenta se la zecca rimane attaccata per più di 24-36 ore, motivo per cui è essenziale rimuoverla tempestivamente e monitorare eventuali sintomi nei 30 giorni successivi.
I tre stadi della malattia di Lyme
La malattia si sviluppa in tre fasi, ognuna con sintomi specifici:
- Fase precoce localizzata: compare un eritema cronico migrante, una macchia rossa che si espande progressivamente superando i 5 cm di diametro, con una zona centrale più chiara.
- Fase precoce disseminata: si manifestano sintomi simili a quelli influenzali, come febbre, dolori muscolari e stanchezza.
- Fase tardiva: caratterizzata da attacchi di artrite intermittenti, che possono comparire mesi o anni dopo l’infezione iniziale.
Chi è più a rischio di contrarre la malattia di Lyme?
Le persone più esposte sono quelle a diretto contatto con fauna selvatica o che frequentano zone boschive. La malattia è particolarmente diffusa negli Stati Uniti, dove ogni anno si registrano tra 15.000 e 18.000 casi, rendendola la seconda malattia infettiva più comune dopo l’HIV. Negli ultimi anni, la malattia di Lyme si è diffusa anche in Italia, specialmente nelle regioni del Nord.
Per ulteriori informazioni sulla diagnosi e la prevenzione della malattia di Lyme, è possibile consultare il National Center for Biotechnology Information.