OSPEDALE SAN RAFFAELE, TRA RICERCA, CURA E INNOVAZIONE

Con 1 milione e mezzo di visite ambulatoriali e 54 mila ricoveri all’anno, in (quasi) tutte le specialità cliniche, il San Raffaele è uno dei principali ospedali di terzo livello in Italia con un’offerta completa per il cittadino. Chirurgia, oncologia, oncoematologia, neurologia sono tra le aree di specializzazione di grande prestigio e richiamo, il cui impatto della ricerca scientifica è più forte e vicina alla possibilità di trasformare il lavoro dei ricercatori in approcci clinici innovativi.

Sì, perché il San Raffaele oltre a essere un ospedale, policlinico universitario multispecialistico è anche un Istituto di Ricovero e Cura di Carattere Scientifico (I.R.C.C.S.). «Tutti i nostri clinici svolgono attività di ricerca durante le loro attività quotidiane – afferma l’ingegnere Federico Esposti, direttore operativo di Ospedale San Raffaele – che si concretizza nella partecipazione dei nostri clinici allo sviluppo di farmaci e terapie innovative, ad esempio nel dominio della terapia genica e delle malattie rare. Grazie al loro costante lavoro oggi siamo il primo I.R.C.C.S. in Italia per numero di ricerche scientifiche e sul loro impatto sulla comunità medica, per numero di brevetti e i fondi europei ottenuti per la ricerca».

Il San Raffaele ha avuto un ruolo da protagonista anche durante l’emergenza pandemica. Come spiega il direttore operativo «Abbiamo adattato il nostro approccio di ricerca e cura alla situazione emergenziale che stavamo vivendo: da un lato ci siamo attrezzati per offrire servizio di ricovero di pazienti Covid-19 e successivamente per l’attività di vaccinazione di massa. Allo stesso tempo – continua – siamo stati uno degli ospedali al mondo a pubblicare più ricerche scientifiche relative al SARS-CoV-2, aiutando così nella formulazione di nuovi approcci terapeutici».

Tanta ricerca ma anche molta attenzione all’innovazione: nasce infatti più di due anni fa la piattaforma di telemedicina dell’Ospedale San Raffaele in grado di offrire percorsi di cura in forma digitale, alternandosi con la forma classica analogica, che oggi prevede anche lo sviluppo del servizio a domicilio. «Abbiamo circa 63 mila pazienti iscritti alla piattaforma, che quotidianamente inviano referti, immagini cliniche e ricevono pareri dai nostri professionisti – racconta Esposti – Si tratta di un servizio prezioso per i pazienti che vivono distante dall’ospedale, che possiamo continuare a seguire anche dopo il ricovero e intervento, o per chi è parzialmente non autosufficiente o per chi semplicemente preferisce sfruttare al meglio le possibilità del digitale».

Tra i plus di questa soluzione digitale è importante citare anche la riduzione dei costi, il miglioramento dell’organizzazione interna ed erogazione dei servizi ma pure un minor impatto ambientale. «Il servizio domiciliare che proponiamo – commenta il direttore operativo – ci consente anche di rafforzare il nostro legame con il territorio, che sta molto apprezzando le nostre prestazioni quali radiografie o prelievi del sangue (con referto) direttamente a casa. Il nostro intento è infatti quello di offrire sempre più servizi in questa modalità digitale».

Una continua ricerca di nuove proposte che si sposa bene con l’approccio di Ente Mutuo Regionale, con cui da anni collabora. A tal proposito, Esposti dichiara che «Ente Mutuo è da sempre un partner solido, di rilievo e affidabile nel rapporto di contrattazione con le strutture sanitarie. Ogni giorno riceviamo i suoi assistiti sia per i ricoveri ospedalieri che per le prestazioni ambulatoriali».

Qual è, quindi, la sua idea sulla sanità integrativa? «È giusto che chi può godere di servizi di sanità integrativa sfrutti questo accesso senza limiti di accesso e tempo, cosicché il Sistema Sanitario Nazionale possa rivolgere le sue risorse verso coloro che non hanno accesso. In generale – conclude – realtà come Ente Mutuo diventeranno sempre più una parte fondamentale della stabilità del SSN ed è fondamentale che queste evolvano offrendo non solo rimborsi di prestazioni sanitarie ma anche percorsi di prevenzione e presa in carico di lungo termine, come sta già avvenendo».

28/10/2022